Hamas ha riconsegnato i corpi di quattro ostaggi israeliani, in cambio, Israele ha liberato centinaia di detenuti palestinesi.
Il conflitto tra Israele e Hamas continua a tenere il mondo con il fiato sospeso, mentre gli sforzi diplomatici per una tregua stabile incontrano ostacoli e resistenze. La questione degli ostaggi israeliani ancora detenuti nella Striscia di Gaza è al centro delle trattative, con pressioni crescenti su entrambe le parti per trovare una soluzione.
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La restituzione dei corpi e il rilascio dei detenuti
Nelle ultime ore, un evento significativo ha riacceso le speranze per una possibile distensione: Hamas ha consegnato i corpi di quattro ostaggi israeliani, un gesto che potrebbe aprire la strada a una nuova fase di negoziati. Tuttavia, il gruppo palestinese ha chiarito che ogni ulteriore passo dipenderà dalle decisioni del governo israeliano.
Nella notte, Hamas ha consegnato a Israele le salme di Tsahi Idan, Ohad Yahalomi, Itzik Elgarat e Shlomo Mantz, ostaggi catturati durante l’attacco del 7 ottobre 2023. I corpi sono stati trasferiti all’Istituto di Medicina Legale di Tel Aviv per l’identificazione. Secondo il Times of Israel, il corpo di Shlomo Mantz, 85 anni, è stato già identificato, mentre il kibbutz di Nir Oz ha confermato che Ohad Yahalomi è morto in prigionia, così come Itzik Elgarat, che aveva 68 anni all’epoca dell’attacco.
In cambio, Israele ha rilasciato centinaia di detenuti palestinesi, un gesto che rientra negli accordi di scambio tra le parti. Il rilascio di prigionieri palestinesi è da tempo una delle principali richieste di Hamas nelle trattative per il cessate il fuoco.
Hamas a Netanyahu: “Ora negozi la seconda fase della tregua”
Dopo la consegna delle salme, Hamas ha ribadito la propria posizione, sottolineando che “l’unico modo” per arrivare alla liberazione degli ostaggi che restano nella Striscia è “negoziare e rispettare” l’accordo di cessate il fuoco raggiunto con Israele.
Il gruppo palestinese ha inoltre dichiarato: “Affermiamo il nostro pieno impegno riguardo l’intesa” e “la nostra disponibilità a entrare nella seconda fase di negoziati”. Allo stesso tempo, ha avvertito che “qualsiasi tentativo” del premier israeliano Benjamin “Netanyahu e del suo governo di fare marcia indietro provocherà ulteriori sofferenze”.
Ora la palla passa a Netanyahu, che dovrà decidere se accettare le richieste di Hamas e avviare la seconda fase della tregua o continuare l’operazione militare. Nel frattempo, Hamas chiede ai mediatori internazionali di fare “pressioni” su Israele affinché “rispetti quanto concordato” e accusa la comunità internazionale di adottare “due pesi e due misure quando si parla dei prigionieri”.
Con il futuro della tregua ancora incerto, la comunità internazionale osserva con attenzione le mosse di Israele e Hamas, consapevole che ogni decisione potrebbe avere conseguenze decisive per il conflitto.